Pentole, bicchieri, utensili di vario genere, oggetti della nostra vita quotidiana spesso portatori di significati, storie ed esperienze che vanno ben al di là del loro semplice impiego strumentale. Alla base del lavoro di Subodh Gupta, artista indiano di fama internazionale, sembra esserci proprio questa poetica, le sue celebri sculture sono infatti risultato dell’assemblamento di vecchie stoviglie accumulate negli anni.
Subodh Gupta è nato nel 1964 nel Bihar, una delle regioni più povere del continente indiano, e vive oggi a New Delhi, Il suo percorso dalla campagna alla città riflette la realtà dell’India contemporanea, dove la dimensione rurale è velocemente erosa dall’urbanizzazione. La ricerca artistica di Gupta si colloca consapevolmente in questa transizione: prende le distanze dalla propria storia personale senza tuttavia recidere le radici.
I quadri, le sculture e i video di Gupta, fanno emergere alcuni concetti tra cui, innovazione e tradizione, sacro e profano, vita rurale e caos metropolitano che vengono infatti esibiti nel loro intreccio indissolubile attraverso una presentazione magistralmente orchestrata di oggetti della vita di tutti i giorni, che l’artista è in grado di trasfigurare all’interno delle sue opere rivelandone i significati più nascosti. In questo modo una gigantesca barca, piena zeppa di pentole e stoviglie, e quasi sospesa a mezz’aria attraverso una serie di ventilatori da soffitto rinvia al tema delle catastrofi naturali che da secoli devastano l’India, rappresenta insieme il simbolo di un viaggio ancora tutto da scrivere. Il mondo dell’artista, risiede quindi nei suoi oggetti, un mondo personale, intimo, biografico, ma che gli oggetti di uso comune rendono al tempo stesso collettivo, condiviso, politico.
Biciclette stracariche di contenitori per il cibo, stoviglie, utensili da cucina, valigie sul tetto di un’automobile o su un nastro trasportatore, secchi per il latte sono oggetti di uso comune facenti parte dell’esperienza personale dell’artista che però li fa diventare sculture in acciaio scintillante, bronzo o alluminio. Quegli objets trouvés rimandano senz’altro all’attuale mutevolezza della società indiana, mantenendo quindi un carattere locale, ma una volta trasformati e decontestualizzati rappresentano in modo esteso le varie facce della globalizzazione, nelle sue problematiche sociali, economiche e culturali.
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