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LA CONDIZIONE UMANA nelle immagini provocatorie di Gottfried Helnwein

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Quadri, fotografie, gigantografie, scenografie teatrali che potrebbero esser state concepite all’inferno, opere che sembrano realizzate con una sottile follia e strumenti chirurgici gelidamente splendenti, si tratta invece delle creazioni di Gottfried Helnwein, un artista stravagante, il cui lavoro può essere amato o odiato, ma di sicuro non dimenticato, anche se difficilmente si trovano articoli ed immagini che riconducano alla sua ricerca artistica nel web.
La volontà principale del lavoro di Helnwein è da sempre la provocazione, intesa come mezzo per portare all’attenzione certe realtà con immagini forti e talvolta perfino sconvolgenti. 

Sin dai tempi della scuola in un liceo cattolico capì di dover esternare la sua arte per mezzo di proteste e gesti provocatori, la caratteristica principale dell’arte di Helnwein è infatti la condizione umana, ed in particolar modo quella del bambino.
Cresciuto in una scuola cattolica rigorosa in un periodo storico buio, l’artista ha avuto da sempre a che fare con immagini raccapriccianti di violenza sugli innocenti. Così, le tematiche della sofferenza e degli abusi inflitti ai più deboli sono da sempre tema ricorrente nelle sue opere.

Nei primi anni della sua carriera si dedicava esclusivamente ad opere fotografiche, acquerelli ed opere realizzate con la china incredibilmente iperrealiste. Famosi sono due dei primi anni ’70: nel primo (Gemeines Kind), una figura di un bambino ferito viene rappresentata quasi come un disegno di medicina e un altro (Peinlich) una bambina con un volto sfigurato e un fumetto fra le mani come unica consolazione della sua triste condizione. A parte i comprensibili rimandi alla sua infanzia, l’obiettivo dell’artista è proprio quello di mettere di fronte la cruda realtà dei fatti senza ometterne nulla. Le ferite corporali spesso guariscono e a volte riescono anche a venir dimenticate, altre lasciano per sempre una cicatrice nell’anima impossibile da cancellare.

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