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Arte programmata e arte cinetica

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L’arte programmata e cinetica torna sotto le luci della ribalta. Negli ultimi anni si sono susseguiti i tentativi di riportarla in auge, ma non sempre si è arrivati a conseguire i risultati sperati. Artenews vi racconta questa particolare forma d’arte che non si può ascrivere al panorama dei movimenti artistici e nemmeno cristallizzare dentro i canoni di un genere, meglio definirla come una sorta di corrente artistica con una sua spiccata personalità e che ha come principale intento quello di inquadrare l’opera d’arte come un oggetto di ricerca da indagare, da studiare durante la sua evoluzione, alla ricerca di nuovi spazi, volumi e soprattutto relazioni.

Sono, infatti, di grande rilevanza le relazioni tra l’oggetto artistico e il suo demiurgo, quindi l’artista che, in questo ambito, non è un singolo, ma una collettività, un gruppo. Questa particolare forma d’arte assume connotati definiti grazie al Manifesto del Macchinismo scritto da Bruno Munari. La sua particolare visione vuole che le macchine siano percepite come esseri viventi, ipotizzando un destino funesto per il genere umano che sarebbe diventato succube delle macchine. Il compito dell’Arte cinetica e programmata è proprio quello di distogliere le machine dal loro intento, rendendole quindi inermi e inutili, ecco qual è la missione dell’artista. Nel 1962 l’Arte programmata tocca l’apice della sua popolarità con la rassegna omonima che si tiene a Milano alla Olivetti. Ancora un grande appuntamento, quello di New York, nella sede locale della Olivetti nel 1963, ultimo grande baluardo del successo di quest’arte che da allora inizia un inesorabile declino.

Ora sarà la volta della Gran Bretagna. Da Christie’s prende vita la mostra “Turn me on”, dal 25 febbraio fino al 4 aprile, mostra che dovrebbe dare una scossa al mercato dell’arte. Unica nel suo genere, questa private selling exhibition, sarà ospitata in territorio britannico per la prima volta. Riunite assieme da Christie’s le opere di Bruno Munari, Marina Apollonio, Gianni Colombo e molti altri. Opere in cui il movimento acqusita un ruolo da protagonista, che sia reale, ottico o illusorio, l’effetto è quello di stimolare la percezione visiva dello spettatore.

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